destionegiorno
 
     
 
 
    
                
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                 Nella mia alquanto lunga vita ho avuto, e ho tuttora, tre grandi amori: la musica, la fotografia e la scrittura, ma le poesie mi hanno sempre messo in ansia. Al solo pensiero di dover cancellare una parola, una virgola, un segno di punteggiatura, sudo freddo. Mi sembra di abbandonare dei figli miei,  ... (continua)
 
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                    Sei figlio della rabbia, 
bimbo mio, 
della nostalgia di casa, 
della voglia di tornare 
e non poterlo fare. 
Italiano in terra straniera, 
tra sputi, stenti e miseria, 
voleva darti un futuro migliore, 
tuo padre che ti amava. 
Voleva donarti 
tutti i...  leggi...
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                    Al tuo primo pianto 
t'ho creduto. 
Melodica scala cromatica 
in un crescendo 
di note salate, 
le tue parole disperate. 
 
Al tuo secondo pianto 
t'ho desiderato. 
Accordi geniali, appassionati, 
armoniche onde 
d'ispirato canto, 
allo specchio...  leggi...
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                    Hai spiato con cura il mio cuore. 
Con pazienza hai scucito i miei sogni. 
Hai indossato i miei sentimenti, 
rubando, ingannando, vivendo 
una vita che non ti appartiene. 
 
Mi hai spogliata  
perfino del nome e, 
travestita da candido agnello, 
hai...  leggi...
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                    La marionetta 
si agita 
tra le dita 
del suo burattinaio. 
 
I movimenti 
disarticolati, 
le braccia, 
le gambe 
disossate, 
incontrollate... 
 
La testa 
piegata 
sul corpo 
oscilla 
qua e là 
senza ritmo 
né danza. 
 
Mangiafuoco 
si...  leggi...
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Nemesis Marina Perozzi
  
  
    
          | E’ già il secondo inverno, 
da quando ho deciso 
di fuggire 
in riva a questo mare 
virtuale. 
Un’evasione 
tanto sognata, 
desiderata, 
programmata. 
 
Me ne sono andata 
per dolore, 
per dispetto, 
per rancore. 
Ho chiuso la porta 
e sono entrata, 
lasciando fuori 
il mondo 
e te, 
il primo di una lista 
di perché. 
 
Sparire 
per sbriciolare, 
dissolvere, 
polverizzare, 
quell’amore 
che tu sentivi 
così soffocante, 
assillante 
imbarazzante. 
 
Rifugio dorato, 
la mia prigione, 
dalla quale 
ho spiato con apprensione 
ogni cielo, 
ogni luna, 
ogni sole, 
per dare una risposta 
ad ogni puntino di sospensione. 
 
Invece, 
dopo aver perso 
il conto dei giorni, 
dei mesi, 
delle stagioni, 
mi ritrovo 
ancora agonizzante, 
imprigionata 
in un groviglio di spine 
soffocanti, 
laceranti. 
 
Ormai, lo so, 
per te 
non esisto più. 
Non sei venuto 
a liberarmi, 
così hai trasformato 
la mia fuga 
in esilio 
senza attenuanti, 
con una sentenza 
definitiva 
e senza appello. 
 
Annoderò il lenzuolo 
alle sbarre 
della finestra, 
per calarmi di nuovo 
nel mondo reale, 
concreto, 
carnale, 
indossando 
una nuova identità, 
priva dell’orgoglio  
che mi ha incatenata 
senza pietà. 
 
Se la donna di allora 
se n’è andata e 
non tornerà, 
offri a questa sconosciuta 
una nuova opportunità. |  
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    Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. 
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